Oggi i bar sono spesso posti abbastanza impersonali, ma nel nostro Comune quasi tutti hanno o avevano una storia.
A Savazza, il bar “di sotto” (perché ce n’era un altro a 30 metri) negli anni ’60-’70 era gestito dalla Famiglia Nanetti con la Signora Flora e la figlia Franca.
Noi cinni, finita la scuola, si andava lì a bere la “spuma” e a mangiare il gelato, pagando 30, 50, 100 e 200 lire…
Dal 1974 al 1977 fu gestito da Nilvo e poi passò al “Polacco” e alla Teresa, che erano giovani.
Divenne un grosso centro di aggregazione e ci giravamo intorno dai trenta ai sessanta ragazzi, prima coi “cinquantini”, poi con le auto da neopatentati. La maggior parte di noi fece i 18 o giù di lì proprio nel 1980…
Vista la “balotta” che c’era, verso l’82-’83, ad Antonio (detto “Toniaccia”, possessore di una 128 azzurrina con 4 gomme spaiate e di una fluente barba rossa) venne l’idea di organizzare un concerto coi pezzi dell’epoca e ovviamente ci volevano quindi una band e un palco.
Trovammo la “band”, che era guidata da “Schizzi”, che faceva il batterista di Orietta Berti (non è uno scherzo) ma che sapeva suonare ben altro coi suoi compari.
Poi ci voleva il palco e lo montammo; l’impianto elettrico/luci venne realizzato con la collaborazione di “Giovannino” Sabbatini, l’elettricista di Monterenzio.
Un paio di permessi SIAE e via… Concerto estivo con le macchine che partivano da dove adesso c’è la casa di riposo ed arrivavano al “Palazzino”. Saremo stati in 300 o 400! Musica, ballo e… divertimento.
Il Bar continuò ad essere il principale punto di ritrovo dei giovani del Comune ancora per molti anni, sempre con Teresa e il “Polacco” e dopo con Nilvo.
Ci si trovava lì e ci si dava la “punta” per andare a Bologna o al mare. Se c’era qualche scherzo magari peso da fare, era lì che si prendevano accordi e si organizzava il tutto.
Poi arrivarono Paolo e la Patrizia, che durarono un bel po’, ma a metà anni ’90 la magia si perse.
Il Bar andò ancora avanti, ma senza la stessa spinta: gli anni ’80 sono stati anni ruggenti anche a Monterenzio e dopo qualcosa è cambiato.
Peccato. Adesso ci mancano i sogni, ma mancano anche ai nostri figli.
Paolo Dall’Olio